E’ ormai opinione comune e molto diffusa associare la dieta chetogenica al dimagrimento veloce dei soggetti in sovrappeso ed obesi, ma sapete in realtà quando e perché venne scoperta la dieta chetogenica?
La dieta chetogenica venne scoperta negli anni ’20 dal dott Peterman il quale applicò il protocollo ai bambini affetti da epilessia e per i quali non si conoscevano terapia farmacologiche adeguate a contenere il numero di attacchi epilettici ed a modularne i sintomi. La dieta mima-digiuno si dimostrò in effetti una valida alleata per il miglioramento della qualità di vita di questi pazienti.
Successivamente poi, negli anni Quaranta, la dieta venne messa da parte grazie alla scoperta dei farmaci anti-epilettici, ma tornata in auge, in ambito neurologico negli anni Ottanta per ‘Charlie’, il bimbo americano affetto da epilessia farmaco-resistente per il quale la scienza medica non aveva risposte terapeutiche efficaci. Il caso di Charlie fece strada tanto che ad oggi, anche in Italia, abbiamo dei centri specializzati e dedicati alla gestione del protocollo nutrizionale di questi pazienti.
Uno dei migliori centri di riferimento nazionale per la gestione nutrizionale chetogenica dei pazienti epilettici farmaco resistenti e da deficit da GLUT-1 (una rarissima sindrome genetica che impedisce al glucosio di arrivare nel cervello) si trova a Pavia, al Policlinico S. Matteo. E’ il Centro Interdipartimentale di Studi e Ricerche sulla Nutrizione Umana e i Disturbi del Comportamento Alimentare ed è diretto dalla professoressa Anna Tagliabue.
Il meccanismo d’azione che sembra essere correlato alla diminuzione degli attacchi epilettici implica un aumento della produzione di ATP a livello mitocondriale e quindi una maggiore quantità di energia metabolica alla cellula, oltre ad una ridotta eccitabilità neuronale.
Negli utili anni si è però fatto un gran parlare della correlazione empirica tra la prescrizione della dieta chetogenica nei pazienti in sovrappeso, obesi, affetti da sindrome metabolica, infiammazione low grade, diabete e la diminuzione della frequenza degli attacchi di mal di testa, definito anche emicrania.
La lipolisi e la beta ossidazione dei corpi chetonici controllano in maniera efficace l’insorgenza delle ipoglicemie facendo in modo che il paziente possa beneficiare costantemente di energia metabolica senza dover necessariamente dover dipendere dal glucosio. Il paziente che segue pedissequamente la terapia alimentare chetogenica non andrà mai in ‘vuoto metabolico’: dalla beta ossidazione costante di corpi chetonici otterrà costantemente ATP a livello mitocondriale.
Questo meccanismo che potremmo definire ‘always full’ è responsabile della percezione di benessere dell’organismo a cui è associata una netta diminuzione della stanchezza e della frequenza degli attacchi di mal di testa.
Per quanto riguarda l’infiammazione generalizzata, inoltre, teniamo presente che il tessuto adiposo ha un ruolo pro-infiammatorio in grado addirittura di peggiorare le sintomatologie delle patologie da cui è affetto un organismo. Alla luce di quanto abbiamo detto, quindi pensiamo alla chetogenica anche come un valido alleato per abbassare il grado di infiammazione generalizzata nel nostro organismo.
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